Il malato immaginario è l’ultima commedia di Molière, la sua trentesima opera, il coronamento del ciclo della medicina. Con immancabile intelligenza corrosiva e un po’ di sarcasmo, in questo testo che è il suo testamento, sbeffeggia i medici e i pazienti e mette in luce le manie proprie di entrambi. La nevrosi di Argante, ipocondriaco e ossessionato, tradisce la sua paura di vivere più che di morire. Si muove guidato dalle donne, e le sue malattie sono lo scudo di difesa, la protezione dalla responsabilità del vivere. Con l’immancabile vestaglia da camera, passa le sue giornate a ricevere cure, sogna un genero medico, tiranneggia tutti, ed è assecondato per interesse dai curanti, dal farmacista e dalla seconda moglie. Ad interpretare il protagonista Emilio Solfrizzi, che infonde un deciso tratto comico con qualche venatura malinconica.
Non è il medico ad essere ipocrita e formale, lo è purtroppo l’uomo in generale. Una medicina non ancora scientifica, non ancora fondata sull’esperienza e sulla sperimentazione. Dietro ad ogni personaggio affiorano situazioni reali ed universali, con tutti i difetti umani, l’ipocrisia, l’arrivismo, e la seduzione, il bisogno di emulare le classi superiori.
di Moliere
Adattamento e Regia Guglielmo Ferro
con Emilio Solfrizzi, Lisa Galantini, Antonella Piccolo, Sergio Basile, Viviana Altieri, Cristiano Dessì, Pietro Casella, Cecilia D’amico
e con Rosario Coppolino
Costumi Santuzza Cali’
Scenografie Fabiana Di Marco
Musiche Massimiliano Pac
Compagnia Moliere
La Contrada – Teatro Stabile di Trieste
in collaborazione con Teatro Quirino – Vittorio Gassman