Dramma per musica in un Prologo e tre Atti
Poesia – Giovanni Francesco Busenello
Musica – Claudio Monteverdi
Prima rappresentazione – Teatro Santi Giovanni e Paolo di Venezia, 1643
Poppea – Roberta Mameli
Nerone – Federico Fiorio
Ottavia – Josè Maria Lo Monaco
Ottone – Enrico Torre
Seneca – Federico Domenico Eraldo Sacchi
Arnalta – Candida Guida
Drusilla – Chiara Nicastro
Lucano/1°soldato/2°famigliare – Luigi Morassi
Liberto/2° soldato/Console – Luca Cervoni
Mercurio/3° famigliare/Tribuno/Littore – Mauro Borgioni
Nutrice/1°famigliare – Danilo Pastore
Venere/Fortuna – Francesca Boncompagni
Amore/Valletto – Paola Valentina Molinari
Pallade/Virtù/Damigella – Giorgia Sorichetti
Maestro concertatore e direttore – Antonio Greco
Regia, scene, costumi e luci – Pier Luigi Pizzi
Assistente alla regia e alle scene – Lorenzo Mazzoletti
Assistente ai costumi – Lorena Marin
Orchestra – Monteverdi Festival – Cremona Antiqua
Violino 1 – Gian Andrea Guerra, Violino 2 – Rossella Borsoni, Viola – Valentina Soncini, Viola da gamba – Noelia Reverte Reche, Violoncello – Jean Marie Quint, Violone – Maurizio Less, Tiorba 1 – Mauro Pinciaroli, Tiorba 2 – Laura La Vecchia, Arpa – Flora Papadopulos, Clavicembalo – Luigi Accardo, Flauto 1 e Dulciana – Giulia Eletta Breschi, Flauto 2 e Cornetto – Andrea Inghisciano
Nuovo allestimento – Fondazione Teatro ‘Amilcare Ponchielli’
In coproduzione con – Opera Lombardia, Teatro Verdi di Pisa, Teatro “Alighieri” di Ravenna
Maestri di palcoscenico – Pietro Semenzato, Gabriele Galleggiante Crisafulli
Maestro alle luci – Julia Raffo
Maestro ai sovratitoli – Francesca Capelli
Direttore di scena – Nicolò Rizzi
Responsabile di allestimento – Giuseppe Gaetano Premoli
Macchinista – Gianluca Canzoniero
Capo Elettricista – Alberto Bonometti
Consollista – Luca Asioli
Attrezzista – Roberta Pagliari
Capo Sarta – Giuseppina Corbari
Capo Trucco e Parrucco – Luca Oblach
Trucco e Parrucco – Lucia Mariotti, Enrico Maria Bragaglia
Scene – Silvano Santinelli Scenografie Srl, Pesaro
Costumi – Tirelli & Trappetti, Roma
Calzature – Pompei 2000, Roma
Attrezzeria – Attrezzerie Teatro Alla Scala, Milano
Illuminotecnica – Fondazione Teatro “Amilcare Ponchielli”, Cremona
Trasporti – Leccese, Rezzato (BS)
PIER LUIGI PIZZI
Ha iniziato ventenne l’attività di scenografo e costumista nel 1951 ed è impossibile in poche righe descrivere la sua carriera internazionale, costruita su centinaia di titoli, accanto a tanti registi, tra i quali è d’obbligo ricordare almeno Giorgio De Lullo per il ventennale sodalizio con la Compagnia dei Giovani, e Luca Ronconi, con cui ha diviso dieci anni di memorabili collaborazioni, dall’Orlando furioso cinematografico, al rivoluzionario Ring wagneriano iniziato nel 1974 alla Scala e completato al Maggio Musicale Fiorentino, con la direzione di Zubin Mehta. Nel 1977, debutta come regista con Don Giovanni di Mozart al Teatro Regio di Torino e inaugura l’Opéra Bastille di Parigi nel 1990 con Les Troyens di Berlioz. Dal 1982 partecipa al Rossini Opera Festival, considerato un protagonista della Rossini Renaissance, festeggiato nel 2022 per i suoi quarant’anni di presenze e nominato cittadino onorario pesarese. Nel 2000 riceve il settimo Premio Abbiati, per il miglior spettacolo lirico dell’anno, Death in Venice di Britten, al quale seguirà l’ottavo Abbiati alla Carriera. Per i Rameau a Parigi ed Aix-en-Provence, la trilogia Monteverdiana al Teatro Real di Madrid e soprattutto, portato in giro per il mondo, il Rinaldo di Händel, viene considerato uno dei principali artefici del rilancio dell’opera barocca negli anni Settanta e Ottanta, da Orlando furioso di Vivaldi con Claudio Scimone, ad Ariodante di Händel alla Scala fino alla Armide di Gluck con Riccardo Muti. È inventore e direttore artistico dal 2006 al 2011 dello Sferisterio Opera Festival di Macerata. Nel 2004 Con L’Europa riconosciuta di Salieri riapre la Scala restaurata, e ne cura il progetto di ristrutturazione del Museo. Particolarmente intensa l’attività nei teatri fiorentini: alla Pergola fino a L’incoronazione di Poppea di Monteverdi. Al Comunale, tra i tanti spettacoli, Alceste di Gluck, con la direzione di Vittorio Gui, Nabucco, Il trovatore, Attila, Guglielmo Tell e Orfeo ed Euridice con Riccardo Muti. Presente, da settant’anni, nei più importanti teatri e festival del mondo, ottiene prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra cui la Legion d’Honneur e il titolo di Officier des Arts et des Lettres in Francia, di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana, di Commandeur de l’Ordre du Mérite Culturel nel Principato di Monaco. Da sempre dedicato anche al teatro di prosa, gli viene conferita una laurea honoris causa all’Università di Macerata in scienza dello spettacolo e in storia dell’arte alla Statale di Milano.
ANTONIO GRECO
Oggi apprezzato in qualità di esperto della polifonia vocale e strumentale rinascimentale e barocca a livello nazionale ed europeo – Greco ha salde radici nella tradizione polifonica di Cremona. La sua passione per questo repertorio sboccia nella Cappella della Cattedrale, dove bambino inizia l’esperienza nel canto corale sotto la guida di Mons. Dante Caifa. Ancora giovane ne diventa assistente e scopre un’altra inclinazione: quella per la direzione e la didattica. Diplomato in Pianoforte, in Musica corale e direzione di coro e con un Diploma Accademico di II livello in Polifonia rinascimentale conseguito sotto la guida di Diego Fratelli – Greco persegue l’ideale del musicista a tutto tondo e in continua formazione. Per questo, lungo il proprio percorso, studia composizione con Marco Stassi, Nicola Evangelisti e Paolo Arcà; direzione d’orchestra con Lorenzo Parigi, Ludmil Descev, Piero Bellugi, Julius Kalmar; direzione corale con Domenico Zingaro e Roberto Gabbiani, canto con Elisa Turlà, seguendo il Metodo Voicecraft E.V.T.S. Segue, inoltre, percorsi di prassi esecutiva antica e ornamentazione con Roberto Gini; clavicembalo e basso continuo con Giovanni Togni; contrappunto e teoria rinascimentale con Diego Fratelli; approfondisce il repertorio madrigalistico monteverdiano con Gabriel Garrido e quello delle cantate di J. S. Bach con Michael Radulescu. Nel 1993 fonda il Coro Costanzo Porta: un luogo in cui mettere alla prova intuizioni e suggestioni che scaturiscono dal suo percorso. Il gruppo trova presto riconoscimenti, con premi in concorsi nazionali ed internazionali e partecipazioni in importanti rassegne in Italia ed Europa, in collaborazione con alcuni dei più rinomati gruppi strumentali della scena barocca. La visione di questa realtà matura e si completa negli anni, con la fondazione nel 2000 della Scuola di Musica e Canto Corale Costanzo Porta e la creazione nel 2004 dell’Orchestra Cremona Antiqua, ensemble su strumenti originali. La visibilità di questo percorso di maturazione lo portano ad essere sempre più richiesto in veste di maestro di coro, direttore d’orchestra e docente anche fuori da Cremona e dall’Italia. È maestro del coro per 10 anni a partire dal 2006 presso As.Li.Co-Circuito Lirico Lombardo – con all’attivo oltre trenta titoli operistici, dal primo barocco al Novecento storico – e dal 2015 presso l’Opéra de Lausanne. Dal 2010 collabora come docente e direttore d’orchestra con il Festival della Valle d’Itria presso il quale ha diretto numerose prime esecuzioni in tempi moderni di opere barocche, trasmesse in diretta da Radio 3. Nel 2015 nasce la collaborazione con Sir John Eliot Gardiner, direttore del Monteverdi Choir e degli English Baroque Soloists, ensemble pionieri della Baroque Renaissance mondiale. Greco lo affianca come assistente alla direzione nella sua Accademia Monteverdiana nel 2015-2016 e il connubio continua per due tournée europee e mondiali in accompagnamento ai suoi iconici ensemble.
NOTE MUSICALI
a cura di Antonio Greco
De L’incoronazione di Poppea ci sono giunti due manoscritti, uno veneziano, rinvenuto nel 1888, ed uno napoletano, tornato alla luce nel 1929. Si tratta di redazioni posteriori alla messa in scena originale (stagione di carnevale 1642/43), probabilmente copie di uno stesso testimone, ma venate da differenze che rivelano varianti, manipolazioni e riscritture, forse opera di allievi del divin Claudio. La genesi de L’incoronazione di Poppea è dunque una questione omerica, ove molti sono i dubbi e poche le certezze. La nostra scelta è stata quella di mettere in scena il più agile manoscritto veneziano, inserendo però i ritornelli strumentali “napoletani“. Sotto il profilo drammaturgico nulla cambia: i momenti dell’opera in cui compaiono i ritornelli strumentali sono quasi totalmente sovrapponibili tra i due manoscritti, e quasi sempre identiche risultano le linee del basso continuo. Ma, mentre lo strumentale veneziano è a tre, quello napoletano è a quattro parti. Ad esse mi sono permesso di aggiungere una quinta parte, per adattare la partitura alla nostra orchestra ed al nostro teatro.